“Servilo così semplice, arrostito
con molto sale e miele”
(Apicio)

La scoperta del fuoco è stata sicuramente casuale (l’incendio da un fulmine, dagli zoccoli di un animale in corsa, dalle scintille di due sassi sfregati tra di loro…), ed ecco l’arrosto. Con gli animali cacciati, prima grandi, poi piccoli, prima selvatici poi addomesticati. L’uomo ha finalmente modificato e arricchito il suo mangiare e da semplice raccoglitore di prodotti spontanei, frutta, funghi, bulbi, ha trasformato la sua limitata dieta aggiungendo carni soprattutto, ma anche pesci. Insomma, quello che riusciva a prendere a forza di frecce e lance o di reti che sfruttavano una prima abilità che sarebbe diventata col tempo nozioni di una civiltà agli esordi. Dunque, subito dopo la pietra rovente, lo spiedo, facile strumento nato da una qualunque arma da taglio, le prime di semplice selce, appoggiata direttamente sul fuoco con infilata la vittima destinata a diventare cibo. E ne è piena la storia e la letteratura epica. In fondo il barbecue è un discendente con qualche pretesa in più. Origini antichissime, dunque, sicure conoscenze attribuite alle popolazioni nomadi delle grandi pianure asiatiche, poi a quelle già sedentarie del vicino Oriente, alle espansioni romane e da noi quelle longobarde. E aggiornamenti tecnologici fino agli spiedi meccanici, ai grill, ai girarrosti giganti con i loro operatori, veri professionisti abilitati a un mestiere ormai diventato diffuso legato soprattutto a feste, sagre, eventi popolari. A lungo i destinatari erano semplicemente uccelletti forniti dai roccoli, vere costruzioni vegetali diffusissimi nelle nostre pianure e da non molto severamente limitati e protetti. Poi gli arrosti, concepiti senza cotture in acqua e senza sughi, salse, intingoli, ma sempre più disponibili per le varietà di carni utilizzabili. Ancora fuoco, ma anche forni, da quelli in terracotta ai modernissimi arricchiti da attrezzature che esaltano la loro programmata elaborazione. All’inizio cacciare o soltanto allevare era l’opportunità concessa ai pochi che se lo potevano concedere per censo o perché vantavano disponibilità terriere acquisite a vario titolo. Il fuoco per gli arrosti comunque c’è sempre, ma regolato, controllato, soggetto a tempi e regole di cottura, disposto a convertire senza errori le mille preparazioni pretese da chi ci propone carni, pesci, vegetali.
Il resto è storia, tradizione, cucina, gastronomia cioè progresso.