E’un sabato mattina ai primi di maggio, piove a Lio Piccolo, piove piano sulla laguna, sulle acque salmastre, sulle terre emerse. Piove sugli orti, sulle piante di carciofo, gocce di primavera sui boccioli violetti, sulle mani di Michele che, come ogni giorno di questo tempo, li raccoglie con amore. “Buongiorno, Michele è sul campo, adesso gli telefono… quanti botoli volè ?…50 ! Va bene…si sono la moglie, quelli sono i miei bambini…il prossimo arriverà tra poco.” Ogni anno, ogni giorno, in questo tempo, a Lio Piccolo, a Sant’Erasmo e nei paraggi si compie il rito della raccolta del carciofo violetto. Un miracolo inimitabile della natura e, purtroppo, una sempre più rara prelibatezza. I coraggiosi consorziati nel marchio “Carciofo Violetto di Sant’Erasmo” sono un manipolo (poco più di una decina) di coraggiosi agricoltori che in condizioni climatiche, logistiche e burocratiche assai difficili, combattono una logorante battaglia in difesa della qualità, della tipicità di un prodotto gastronomicamente incomparabile. Tenero, carnoso, dal classico colore violetto cupo, il carciofo di Sant’Erasmo si contraddistingue per il gusto erbaceo saporito e piacevolmente amaro. E’ ottimo “in tecia” saltato in padella con olio extravergine, come arricchimento/ripieno di paste fresche, crudo e sulle torte salate. Dalla fine di aprile, tempo permettendo, solo per poche settimane si ha la raccolta, solo a mano, uno per uno, prima delle preziose “castraure” e a seguire dei “Botoli” e dei fondi. Una natura suggestiva fa da fondale a queste coltivazioni: un susseguirsi di terre sabbiose, orti, barene, un paesaggio naturale ricco di specie animali, pesci ed uccelli, erbe spontanee, canneti e…uomini giovani e antichi che vivono in simbiosi con l’ambiente, con un occhio alla tradizione e un altro al progresso.