Il Verdicchio dei Castelli di Jesi è senza ombra di dubbio quello che più ci rappresenta e ci dà lustro sia a livello nazionale che internazionale. Un vino che esporta il nome della nostra bellissima regione Marche e che tante soddisfazioni ci ha dato e continuerà a darci. I Castelli di Jesi sono la culla dei più importanti Cru marchigiani, Cupramontana, Corinaldo, Morro d’Alba, Ostra e Ostra Vetere, Serra de Conti e Montecarotto. Si deve ai monaci Benedettini il diffondersi della vite nella Marca d’Ancona ed è sorprendente come avessero già individuato con precisione i terreni migliori valutando con l’osservazione e l’esperienza ciò che oggi la scienza conferma. In questi luoghi vi è una marcata differenza tra i suoli e sui cru migliori erano state impiantate vigne già in epoca medievale. Siamo nel bacino del fiume Esino, tra i 20 e i 40 km dal mare. Le colline vanno da un minimo di 96 mt a Jesi ad un massimo di 630 di Cingoli.
Un giusto mix di brezze marine, sole caldo e il riparo delle montagne abruzzesi garantiscono un clima temperato. Il Verdicchio dei Castelli di Jesi è un vino di grande struttura e longevità, dai profumi di mandorle, ginestra e biancospino, dalla grande sapidità, nei cru più importanti troviamo sentori di pietra focaia, note minerali e salmastre. La fama del Verdicchio dei Castelli di Jesi fa passare in secondo piano l’altro Verdicchio, quello di Matelica. L’altipiano di Matelica è più centrale e più distante dal mare, sia il suo microclima che le sue caratteristiche geologiche sono differenti. Sette milioni di anni fa, una spinta tettonica ha innalzato la piattaforma adriatica e ha corrugato i territori interni delle odierne Marche, creando le dolci colline che oggi vediamo. Tra le colline marchigiane e gli Appennini rimase intrappolata una grande quantità di acqua marina che andò a formare un grande lago salino. Con il passare dei millenni parte di questa acqua, infiltratasi nei terreni sottostanti fino a km di profondità, darà origine alle cosiddette salse, le acque nere sulfuree e salsobromoiodiche che infondono alle produzioni vitivinicole un sapore impareggiabile. Inoltre, le antiche sedimentazioni di alghe e fossili marini, permettono uno sviluppo di microrganismi dei quali le radici della pianta beneficiano, cosa che si traduce in un arricchimento del profilo minerale del vino. Il Verdicchio di Matelica è un vino sicuramente dai profumi più spiccati ed armonici, l’impronta della terra qui è certamente fondamentale nel donare quelle che sono le caratteristiche organolettiche principali del vino, dominato da note minerali e sulfuree; in taluni casi, un vino sottile e tattile che gioca tutto sulla finezza e non sullo spessore. Il vino che vorrei presentare oggi è “Oppano” 2018 di Sergio Marani Voc.
San Nicola Matelica. Oppano in dialetto locale sta a significare “mi fai ombra”, appunto perché il vigneto in questione ha esposizione a nord e non a sud; quindi, in ombra e rivolta verso il mare. Le vigne vecchie e il microclima perfetto danno il là a questa bellissima espressione di Verdicchio di Matelica. Il vino viene vinificato in grandi e vecchie botti di tonneaux ricoperte al loro interno di un sedimento tartarico che dona finezza e freschezza.
In abbinamento non posso che pensare ad un Brodetto all’Anconetana, piatto unico dell’antica tradizione dei pescatori locali e non solo.