Le zone italiane più vocate per la produzione di spumante sono sicuramente la Franciacorta, il Trentino e l’Oltrepò Pavese, però in questo primo numero della rubrica vorrei dare spazio a una regione molto interessante a livello vitivinicolo, ma che dai consumatori meno esperti non viene immediatamente associata alle “bollicine”: la Sicilia, terra splendida di colori, mare, vulcani e sole. “Bollicine di Sole”, appunto! Le aree siciliane più adatte a produrre bollicine sono quella dell’Etna, il Trapanese e il Ragusano, territori nei quali si opera prevalentemente con i vitigni Grillo, Carricante e Nerello Mascalese. Il Carricante è un antico vitigno a bacca bianca, autoctono siciliano e diffuso in provincia di Catania, in particolare sull’Etna; è molto sensibile alle brinate primaverili e alla siccità. Alessio Turazza afferma che “il suo nome deriva dall’espressione siciliana u carricanti, che sottolinea l’abbondante produzione delle sue piante, capaci di riempire i carri d’uva”. Il Nerello Mascalese è un vitigno che ha trovato un terroir particolarmente favorevole sui suoli vulcanici; non possiede una grande carica antocianica colorante, ma è piuttosto ricco in termini di acidità e tannini dalla raffinata eleganza, pertanto consente di ricavare vini con ottime potenzialità evolutive, ed è proprio per questo che viene spesso paragonato – non senza qualche forzatura – a Sua Maestà Pinot Nero di Borgogna, una delle classiche uve da spumante; l’ottima acidità che offre il Nerello Mascalese ha spinto alcuni produttori del territorio ad utilizzarlo in metodo classico, vinificato in bianco o rosato. Il vitigno denominato Grillo ha origine dal Catarratto – che gli dona freschezza aromatica e gustativa e una particolare sapidità – e dallo Zibibbo, da cui prende intriganti riflessi dorati, la dolcezza e la potenza alcolica; la sua massima espressione ovviamente è il Marsala; il Grillo ha un’ottima capacità di cavalcare l’ossidazione oltre alla potenzialità alcolica e alla naturale longevità. Il primo spumante che voglio proporre è il brut metodo classico di Planeta, un’interessante azienda che si trova a Castiglione di Sicilia; è ottenuto interamente da uve Carricante coltivate a circa 800 metri s.l.m. e raccolte precocemente per preservarne la spalla acida; dopo 20 mesi sui lieviti, è pronto al consumo. Il terreno vulcanico, con le sue sabbie ricche di minerali, dà a questo spumante un carattere straordinario: al naso è floreale, piuttosto citrino e assai minerale, in bocca ci delizia con frutta esotica e perfetto equilibrio tra freschezza e morbidezza. Un altro spumante che rappresenta benissimo il territorio dell’Etna è il Noblesse di Benanti, ottenuto con il 90% di Carricante e il 10% di varietà autoctone del territorio. Il produttore ci dona un vino quasi “di montagna”: siamo infatti nella zona di Viagrande nel territorio catanese a circa 900 metri di altitudine; il terreno vulcanico/sabbioso e lo sbalzo termico tra il giorno e la notte fanno innalzare la base aromatica e quella acida. La fermentazione si svolge in parte in contenitori di acciaio e in parte in piccole botti da 225 litri. Dopo la presa di spuma rimane almeno 18 mesi sui propri lieviti e successivamente viene sboccato. Al naso si caratterizza per squisite note agrumate, di mela e macchia mediterranea; al palato è secco, fresco, minerale e con una notevole persistenza aromatica. Un altro spumante molto interessante è il metodo classico brut di Cottanera, ottenuto con uve 100% Nerello Mascalese vinificate poi in bianco e coltivate a circa 700 metri s.l.m. su sabbie nere vulcaniche. Parte delle uve fermenta in barrique – dove rimane per 8 mesi e svolge la malolattica – il resto in acciaio. 38 mesi sui lieviti e 12 mesi di affinamento lo fanno assomigliare a un Pinot Nero in stile etneo. Si offre all’olfatto fruttato e floreale, con delicate indicazioni agrumate e di lievito; in bocca la morbidezza è ben equilibrata da sferzante acidità e delicata mineralità; si caratterizza per la facile beva. Il prodotto che più mi ha colpito tra quelli degustati è stato il metodo classico Terzavia Cuvée Riserva VS Extra Brut dell’azienda Marco De Bartoli, fondata da Marco e ora portata avanti dai figli: Renato, Sebastiano e Giuseppina, ottenuto dai vitigni situati in contrada Samperi (Marsala), con il 100% di uve Grillo. La fermentazione delle uve Grillo avviene totalmente in legno in fusti da 500 litri ad opera di lieviti indigeni, il tiraggio viene realizzato con mosto fresco dell’annata successiva e piccole quantità di Vecchio Samperi da cui prende la VS; il processo si conclude dopo 30 mesi. Tale metodo classico appartiene a Renato, enologo insieme a Sebastiano dell’azienda, che per primo nel 2008 iniziò sul territorio la spumantizzazione del Grillo. È uno spumante che, nel contempo, rispecchia e rispetta il territorio di Marsala e riesce a valorizzare l’energia e l’aromaticità del vitigno Grillo. Il perlage è fine e persistente, luminosissimo; al naso si percepiscono evidenti fiori di zagara e uno sfondo agrumato, nel quale irrompono deliziose note balsamiche ed erbacee; l’evoluzione olfattiva ci conduce presto verso sentori di fichi secchi e datteri; in bocca risulta freschissimo e asciutto. La presenza di mosto fresco nella liquer de tirage ci suggestiona con qualcosa di innovativo che pur preserva i caratteri della cultivar. Credo quindi che Marco De Bartoli sia innovazione, passione e rispetto dell’ecosistema; un esempio per tutti.