Ha fatto apprezzare la dieta mediterranea a Bill Gate. Marcantonio Sagramoso, 39 anni, sposato, veronese di Illasi, diploma all’istituto alberghiero “Angelo Berti” di Chievo, ha portato la cucina italiana e veneta ai Caraibi. Ad Antigua, nell’esclusivo ristorante del resort K-Club di Krizia, ha letteralmente preso per la gola soprattutto i magnati dell’industria americana. “Appena giunto come capo chef del ristorante – dice Sagramoso – ho dovuto confrontarmi con una cucina molto mista, rivolta soprattutto ad una clientela statunitense. Buoni prodotti locali che si dovevano in qualche modo adattare ai gusti americani. Spesso la freschezza del pesce dei Caraibi veniva alterata dalla maionese e dalle creme. Tutto il contrario di quella che deve essere una sana alimentazione”.

A poco a poco Marcantonio Sagramoso ha iniziato ad “alleggerire” i piatti e a far emergere i gusti veri. Dall’Italia si è fatto arrivare la farina per fare la pasta a mano, i pomodori e, soprattutto, il formaggio Parmigiano. “È stato subito un successo – racconta lo chef – anche quando ho preparato i risotti di pesce, ma con il riso Vialone Nano di Isola della Scala. Bill Gate andava matto per i tagliolini all’aragosta o al sugo di pomodoro con basilico”. Un’altra specialità introdotta dallo chef veronese è il “barracuda alla vicentina”. “Il barracuda – spiega – è un pesce con caratteristiche simili allo stoccafisso. Per renderlo più tenero ho pensato di prepararlo come si fa con il baccalà: latte, cipolle, acciughe, prezzemolo e olio. Il piatto è stato un successo”. Quella ad Antigua non è stata l’unica esperienza internazionale di Sagramoso. Nel novembre del 2009 è stato chiamato da Harrods a Londra per gestire la cucina italiana in quattro ristoranti del grande centro commerciale. Ma il richiamo per i Caraibi resta forte. Il 2012 potrebbe vederlo nuovamente ad Antigua. “Queste esperienze – sottolinea Marcantonio Sagramoso – sono un arricchimento continuo. Per questo suggerisco ai giovani chef, visto anche i tempi di crisi, di andare all’estero per imparare soprattutto la tecnologia applicata alla gastronomia”.

Donato Sinigaglia