Le carni alla griglia, soprattutto in estate, dove più frequentemente possono capitare eventi all’aperto, sono le regine dei pasti in compagnia. Se nei locali il consiglio per il giusto abbinamento con un drink lo può fornire il personale, è comunque bene sapere quali aspetti sia necessario valutare per definire la bevanda più corretta, sottostando in ogni caso sempre ai gusti personali.
Le carni grigliate sono molteplici e spaziano, per la loro origine, coprendo un ampio spettro di gusti: dai più delicati sapori di pollo e tacchino fino ai succulenti e ferrosi manzi, senza dimenticare il dolce e grasso maiale. In più, si considerino la molteplicità di condimenti e pre-lavorazioni (marinatura, affumicatura, ecc.) che tutte queste carni possono avere.
Rimangono tuttavia alcuni punti fondamentali a tutte le tipologie di carni alla griglia:
• Il metodo di cottura prevede, anche se per tempi diversi, l’esposizione a brace. Che sia di carbone o direttamente di legna, in ogni caso questa conferisce alla carne cotta il tipico gusto di fuoco e fumo, accentuato in alcuni casi dal gusto di bruciato dovuto ad una sovraesposizione alla fiamma e/o alla brace più o meno ricercata.
• La stessa cottura alla brace comporta per il taglio di carne coinvolta una notevole perdita di liquidi. Per garantire un prodotto finito non asciutto è quindi necessario optare per tagli di carne con buona presenza di grassi in origine (manzo, maiale, agnello), oppure trattare la carne in questione con marinature che permettano una minore perdita di liquidi durante la cottura (pollo e tacchino). Il drink dovrà quindi tenere conto della caratteristica unta del boccone, configurandosi con una capacità sgrassante. La stessa può essere conferita dalla presenza di bollicine o di agrumi (lime, limone, pompelmo) nel drink, anche se in piccole parti. Lo stesso risultato viene raggiunto quando si spreme sulle pietanze il succo di limone.
• La componente temperatura va aggiunta ai precedenti punti: i piatti finiti si consumano caldi, in stagioni calde. Sarà quindi necessario considerare, nell’abbinamento migliore, una componente refrigerante del drink: ciò può essere ottenuto sia servendo semplicemente la bevanda fredda – soluzione che può generare la controindicazione di raffreddare in maniera troppo violenta i grassi della carne, compromettendo la digeribilità del pasto – sia servendo un drink caratterizzato dalla freschezza conferita dalla presenza di frutti acidi o spezie.
La cucina italiana e la vastità del nostro patrimonio alimentare rispondono alla ricerca dell’abbinamento corretto con un catalogo di vini, talmente vasto da poter rispondere nel modo più corretto per ciascun tipo di carne in menu. In alternativa, senza inventare nulla, è sufficiente spostarsi in un Paese dove il vino non fa così da protagonista: il Brasile. Il paese del Carnevale ha la risposta giusta alla nostra ricerca, la bevanda nazionale, con tutte le sue varianti commerciali: la caipirinha. È un cocktail pestato a base di un distillato di canna da zucchero come il rum, ma con una dolcezza molto più ruvida e grossolana, in cui vengono appunto “pestati” zucchero di canna e lime. A piacere possono essere aggiunti frutti freschi, come maracuja o fragole, aumentando la dolcezza del drink. La combinazione degli ingredienti conferisce al cocktail una freschezza con un buon punto di acidità con una notevole capacità sgrassante. La ricetta? Nel bicchiere porre 2 cucchiaini di zucchero di canna, mezzo lime tagliato a tartaruga e la frutta a piacere. Pestare con un muddler, ricoprire con ghiaccio tritato e colmare con la cachaca (distillato di canna da zucchero). Mescolare e servire. Se alla mancanza di frutta fresca si può sopperire, in generale, con sciroppi dei gusti più variegati, nel nostro caso questa soluzione viene sconsigliata: lo sciroppo, infatti, aumenterebbe la componente zuccherina del drink a scapito dell’acidità dello stesso, compromettendone la funzione sgrassante.