Un argomento in materia alimentare che, anche recentemente, è stato oggetto di grande discussione sia a livello europeo sia in ambito nazionale è sicuramente rappresentato dal decantato, almeno da alcuni, foie gras.
Come dispone il Regolamento CE n. 543/2008 per “Foie gras” si intende: i fegati di oche o di anatre delle specie Cairina muschata o Cairina muschata x Anas Platyrhynchos, alimentate in modo da determinare ipertrofia delle cellule epatiche.
I fegati vengono asportati previo completo dissanguamento degli animali dai quali sono prelevati e presentano colorazione uniforme.
Viene altresì richiesto dalla menzionata normativa che i fegati di anatra abbiano un peso netto di almeno 300 grammi ed i fegati di oca di almeno 400 grammi.
Tranne in alcuni Paesi, quali Francia, Belgio, Ungheria, Bulgaria, Spagna, nella maggioranza degli Stati membri dell’Unione Europea, vige il divieto di produzione, in Italia esistente dal 2001.
Tuttavia, nonostante tale proibizione, per i principi europei vigenti a cui sono sottoposti gli Stati membri, nulla vieta la vendita del tanto amato o detestato foie gras.
Le ragioni di tale divieto sono dettate in particolare dalle modalità di allevamento per l’ottenimento del foie gras, spesso eccessivamente intensive, tali da non garantire il benessere degli animali, determinando, per la necessità di raggiungere i pesi richiesti dalla normativa, gravi forme di stress agli animali, frequentemente poi malati. In realtà la tematica della protezione degli animali da allevamento è stata sin da tempi remoti argomento di interesse comunitario oggetto anche di una specifica Direttiva 98/58/CE che nel rispettivo allegato in particolare al punto 14 riferisce “Agli animali deve essere fornita un’alimentazione sana adatta alla loro età e specie e in quantità sufficiente a mantenerli in buona salute e a soddisfare le loro esigenze nutrizionali.
Gli alimenti o i liquidi sono somministrati agli animali in modo da non causare loro inutili sofferenze o lesioni e non contengono sostanze che possono causare inutili sofferenze o lesioni” ed al punto 20: “Non devono essere praticati l’allevamento naturale o artificiale o procedimenti di allevamento che provochino o possano provocare agli animali in questione sofferenze o lesioni”.
Ferma la necessità di attenzione sulle corrette pratiche di produzione adottate e sulle discussioni di diverso giudizio esistenti in merito, è stata divulgata proprio in questi ultimi mesi anche la notizia di una prima richiesta di autorizzazione pervenuta all’Efsa (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare avente sede a Parma) da parte di una start-up francese per la commercializzazione di un foie gras sintetico! A questo punto quel che è certo è che sull’argomento ci sarà ancora molto da discutere…
Foie gras: una diatriba europea
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