Innovare per dare nuove sensazioni e offrire il piacere della scoperta ai consumatori.
Siamo tutti succubi di questo sottile piacere: chi non rimane affascinato dal nuovo modello di automobile o dalla sneakers con fondo e tomaia diversi di forma e colore, dalla t- shirt in tessuto tecnico, dal cellulare con nuove funzioni e forma? E l’alimentazione? Carni massaggiate con la birra, abbinamenti fino a ieri improbabili, gorgonzola e cioccolato, frutti di mare e arachidi, risotto alla liquirizia.
E nelle cose da bere? Il vino affinato sotto al mare, osmosi inversa per concentrare i sapori e gli aromi del vino, bevande e acque funzionali ai sapori e ingredienti più stravaganti e forse benefici.
E, infine, il mondo della miscelazione: dopo che Cristoforo Colombo portò la canna da zucchero dai Caraibi e, di conseguenza, le distillazioni del succo o del residuo di produzione dello zucchero, la melassa, le popolazioni del luogo, con questo distillato forte e ispido, inventarono i primi cocktail.
Miscelando 4 dosi di forte, 3 di aspro e 2 di dolce crearono così la base del 70% della miscelazione più consumata al mondo.
Solo intorno al 1850, negli Stati Uniti, si cominciò a parlare di cocktail e, da quel momento, vi fu un susseguirsi di invenzioni, innescando una creatività irrefrenabile.
In Europa non avevamo bisogno di miscelare, avevamo e abbiamo tanti di quei prodotti di qualità che mescolarli sarebbe stato un peccato.
Anche se, per necessità e gusto, qualche miscuglio si faceva.
Gli austriaci, durante la dominazione veneta, allungavano il vino veneto con l’acqua frizzante di Seltzer inventando lo spritz.
In campagna, d’estate si mescolavano pesche e vino, il vino si allungava con la novità gassosa, il caffè veniva corretto con liquori e grappe.
Oggi si è mescolato di tutto con tutto per stupire e creare nuovi sapori che suscitino interesse.
Fino alle ultime novità che, con tecniche estrattive, riesce ad ottenere degli aromi inaspettati in un cocktail.
Ad esempio, la sensazione barbecue nel bourbon, o l’utilizzo del burro nel gin e, per finire, il foie gras nel cognac da utilizzare nella miscelazione.
Con l’utilizzo di SIRMAN mettere in busta 20 g. di foie gras in 20 cl di cognac, attivare il sottovuoto funzione marinatura e ottenere l’osmosi.
Congelare la busta ed aspettare il congelamento del foie gras, perché il distillato non congela, per poi estrarlo.
Si otterrà così un distillato profumato al foie gras che potrete miscelare con il vino, il Sauternes, ed abbinarlo con il fegato d’oca.
Parola d’ordine “Innovare”
Tempo di lettura: 1 minuto