Un guasto a una macchina del nostro salumificio che produce l’impasto di carne per i nostri insaccati bloccava la produzione fino alla sua avvenuta riparazione, con intuibile danno economico da vendite perdute che l’assicurazione non ci indennizza dal presupposto che solo il danno materiale e diretto è assicurabile e non quello conseguenziale. Cosa significa?

Che l’assicurazione non copre il lucro cessante, ossia la perdita di mercato quale conseguenza, in termini commerciali, di un danno materiale. L’assicurazione danni, infatti, copre solo il cosiddetto danno emergente, cioè il danno materiale fine a sé stesso e non il citato lucro cessante, che, si ribadisce, rappresenta il mancato guadagno derivante dal sinistro che lo ha generato. Nel caso in esame, allora, il pregiudizio economico dell’assicurato va oltre la mancata produzione fine a se stessa, calcolata in base alla sua materiale entità, perché il vero pregiudizio per l’assicurato sta nella mancata vendita – a prezzi maggiori di quelli di produzione – di quel quantitativo di merce non prodotta a causa del fermo macchina. Due danni diversi, come si vede. In termini tecnici, il danno materiale e diretto – in questo caso il valore della merce non prodotta – è definito anche danno attuale, mentre che quello immateriale o indiretto (il citato danno conseguenziale), viene comunemente indicato come danno futuro proprio a enfatizzare le due diverse conseguenze sugli interessi dell’assicurato. E non c’è dubbio che quest’ultimo (danno futuro) sia quello che più incide sfavorevolmente sugli interessi commerciali dell’assicurato dato che può anche compromettere la sua posizione commerciale sul mercato, e quindi il suo market share. Nel vasto mercato assicurativo, esiste un prodotto non nuovo, ma poco conosciuto e diffuso, dedicato proprio ai danni conseguenziali che è in mano, manco a dirlo, a brokers inglesi. In particolare A. Howden ed E. Bruce. Questa polizza, intitolata “Marine Consequential Loss”, appunto, offre (parziale) ristoro sia al pregiudizio economico da mancata produzione – calcolato, libri contabili in mano, secondo il costo di produzione reale – sia a quello da spese comunque sostenute dall’assicurato anche a macchina inutilizzabile: per esempio, per il leasing della macchina (ferma), per l’affitto del capannone, per gli emolumenti degli addetti (in forzata inattività) ecc. . Meglio che niente!

IPSOA – Assicurazioni trasporti e incoterms 2010

Un trasporto che diventi leva competitiva nel rendere la vendita più persuasiva, elemento indispensabile nel passaggio di proprietà e strumento di tutela del credito del venditore o mezzo di velocizzazione della filiera logistica, risponde in pieno all’esigenza del mercato che oggi chiede di entrare velocemente in possesso del “prodotto giusto al tempo giusto”, come promette la moderna logistica. Ma in questo modo è anche un attività più rischiosa, con la conseguenza che il rischio non viene pianificato. La pianificazione di oneri e rischi non può prescindere da un’altrettanto oculata scelta, a monte, dei Termini di Resa merci, rappresentati dagli undici termini degli Incoterms, edizione 2010 e qui raccolti e commentati in un guida pratica ed essenziale. L’autore del libro, Maurizio Favaro, è un consulente ed esperto di commercio internazionale che ha partecipato attivamente ai lavori di revisione di questa edizione degli Incoterms e di quella precedente.

Maurizio Favaro