Il consumatore celiaco, nella gamma dei prodotti permessi, può considerare anche i formaggi tradizionali. La tecnologia abitualmente impiegata per la produzione di questi prodotti, sia che siano freschi o stagionati, non comporta l’utilizzo di ingredienti con glutine. Secondo le conoscenze, né le eventuali addizioni quali, grani di pepe, peperoncino ed erbe aromatiche, né gli specifici processi di produzione possono apportare contenuti significativi di glutine. I formaggi tradizionali si intendono idonei anche quando si distinguono le diverse tipologie in relazione al contenuto di grasso o al tipo di pasta. Sia che i formaggi siano a pasta molle, come ad esempio la crescenza, semidura, come la fontina, dura, come il grana padano, a crosta fiorita, come il brie, o erborinati come il gorgonzola, sono permessi. Stesso discorso vale per la ricotta, più precisamente considerata un latticino. Un’attenzione in più, invece, deve riporre la persona con celiachia nel caso in cui volesse consumare formaggi fusi, a fette, spalmabili e dessert di formaggio, perché potrebbero contenere addensanti, gelificanti e aromi, nelle loro formulazioni. Queste tipologie di formaggio sono considerate dunque “a rischio”, per cui è necessario verificare l’ingredientistica e il processo produttivo. Prima dell’acquisto è bene controllare la presenza della dicitura “senza glutine” in etichetta o la presenza nel Prontuario AIC dell’edizione in vigore. Stesso discorso vale anche per i formaggi light, grattugiati e vegetali (ad esempio il tofu) che sono prodotti a rischio e per i quali va verificata ugualmente l’idoneità: se riportano la dicitura “senza glutine” o sono presenti in Prontuario, possono rientrare nella spesa…senza glutine!

a cura di Miriam Cornicelli