Il Raboso e la Grande Guerra in una “storia” di Edoardo Pittalis

quel-vino-in-trincea-cm_articolo“…il Raboso, vino che assieme alla polenta è da sempre il cibo e la medicina dei poveri, dei vinti e dei vincitori…”
Arrigo Cipriani

L’anno scorso si è celebrato il centenario dell’entrata dell’Italia nella Grande Guerra. Storici, scrittori, opinionisti, studiosi, giornalisti, hanno raccontato, testimoniato, documentato quegli anni terribili che sono costati al Paese sofferenze, lutti, distruzioni che hanno cambiato l’Italia. Mischiando dialetti, tradizioni, culture, riuscendo a unire davanti al comune nemico, contadini, operai, bottegai, intellettuali e analfabeti o quasi, ricchi e poveracci che hanno cominciato a conoscersi. Sotto una stessa bandiera e un’unica uniforme grigioverde. Si è scritto di tutto, dalle alterne fasi belliche e le loro atrocità, alle distruzioni di città e paesi, strade e monumenti, alle violenze dell’invasore, al penoso sfollamento di intere comunità verso altre regioni sotto la linea del Piave, al saccheggio delle colture e delle stalle, ai ruoli di generali e fanti nelle maledette trincee. E ancora, della disparità degli armamenti, degli eroismi e delle diserzioni, della partecipazione attiva dei civili nelle retrovie e delle donne con le gerle sui monti o negli ospedali da campo Di fame, di pidocchi, di scarsità di cibo, di ordini assurdi e di inutili massacri. Si sono riempiti giornali, librerie e programmi televisivi. Di testimonianze (tramandate), di testi finora inediti, di incredibili documentazioni fotografiche. Diversa per l’originalità, una “storia” condivisa alla pari tra il mondo contadino di una stessa famiglia e quelle trincee in fondo al podere verso il Piave dove da sempre si coltiva il Raboso. Un vino aspro, tannico, sincero, dalle antiche origini. Lo produce da secoli l’azienda Bonotto, a Tezze, a sud di Conegliano. Ed Edoardo Pittalis, presente con i suoi scritti dove la Storia ha lasciato una traccia, in “ROSSOPIAVE, Una famiglia e un vino, Un fiume e una guerra” (Biblioteca dell’Immagine – Pordenone) con la sapienza dello storico e la scrittura del giornalista che sa scrivere, ha raccontato fondendoli, della Grande Guerra, del Raboso e della famiglia Bonotto. Una storia vera che sa di lutti e di fatica, di emigrazione forzata, di piccoli passi per crescere, per ricavarsi uno spazio e una rispettabilità in un mondo dai sicuri valori ma allora poco aperto al futuro prossimo. Con personaggi rimasti nella memoria e altri dimenticati, ma non qui. Scrive Antonio Bonotto, “…i continui conflitti che insanguinano il mondo, ci spingono ancora più a battere la strada della memoria”.

In omaggio ai Caduti nella Grande Guerra, la Cantina Bonotto delle Tezze ha prodotto seicento bottiglie magnum con l’etichetta “Raboso 15 – 18 Centenarius Doc” destinate agli ambasciatori dei Paesi coinvolti nella guerra sul Piave.