Ho recentemente avuto la possibilità di assistere ad un evento internazionale, potendo usufruire di sistemi di trasporto pubblici in perfetto orario, a prezzi ragionevoli, godere dell’assistenza di uno staff preparato ad accogliere una gran quantità di pubblico multilingue e trovare un insieme di strutture messe a disposizione dagli organizzatori atte a soddisfare anche le esigenze più particolari. Ovviamente si penserà che sto parlando di qualcosa successo in Giappone, o magari in nazioni a noi geograficamente più vicine ma ritenute irraggiungibili quali Germania o Norvegia. E’ ovvio, visto che nel corso degli anni si è sempre più evoluta la nostra incapacità di valorizzare nel giusto modo il nostro patrimonio, indipendentemente dal fatto che si parli di quello storico, culturale, naturalistico o di qualsiasi altra natura. Caratteristica tra l’altro della quale è stato preso atto ufficialmente da un noto esponente politico proprio recentemente. Dimostriamo invece una spiccata dedizione alla denigrazione di quanto di buono riusciamo a fare, sommergendo di polemiche e disquisizioni altisonanti anche iniziative od eventi di alto livello. In questo campo siamo dei campioni indiscussi in quanto riusciamo ad agire a 360°: dalla conversazione al bar sottocasa, alle pagine dei giornali per finire poi con la miriade di talk-shows che oramai si sono appropriati degli spazi televisivi più allettanti del palinsesto televisivo. Resti ben chiaro che non si può assolutamente negare il fatto che se si è arrivati a questo dei buoni motivi dovranno pur esserci, viste le molte volte nelle quali il nostro Paese è riuscito a brillare per inefficienze organizzative. Per non parlare (ahinoi) dei soldi sprecati o fagocitati dai personaggi che costantemente riescono a gravitare attorno ad ogni tipo di grande opera. Ma è altrettanto vero che sempre più spesso riusciamo a gestire situazioni importanti nel modo più adeguato e corretto. Tornando all’evento del quale parlavo all’inizio, trattasi di EXPO 2105, che ho visitato insieme ad un gruppo di colleghi ed amici. Alcuni di noi erano stati alla precedente edizione (Shanghai 2010) e tra la motivazioni c’era inevitabilmente anche quella del classico confronto. L’evento di cinque anni fa aveva avuto una risonanza mondiale di alto livello e buona parte della critica aveva espresso pareri molto positivi sulla macchina organizzativa cinese. Ricordate quanto si è parlato una settimana dopo l’inaugurazione dei costi della ristorazione? Sembrava che in tutta l’area espositiva non si potesse toccare nessuna forma di cibo senza essere salassati e che questo sarebbe potuto essere una forte limitazione all’affluenza. Vere e proprie cavolate! C’era di tutto, per tutti i gusti e per tutte le tasche. Dalla possibilità di acquistare pane e salumi per farsi un panino alla buona, al piatto di pasta a 5-6 €, al menù completo a 13-14 € fino ovviamente al menù gourmet per chi poteva permetterselo. Giornate afose (che estate!) e caldo opprimente? Distributori di acqua gratuita disseminati tra i padiglioni. Le code all’entrata dei padiglioni più visitati erano inevitabili; ad alleviare la stanchezza e procurare un po’ di frescura sono stati piazzati spruzzatori di vapore fresco, che ovviamente sono stati molto apprezzati. Di buon livello anche quanto proposto come mezzi di trasporto, con la stazione ferroviaria e la fermata della metropolitana situate all’ingresso dell’area espositiva, offrendo così una validissima alternativa all’utilizzo del mezzo di trasporto proprio. Il tutto, nel contesto più importante, quello dei padiglioni delle singole nazioni, tra i quali alcuni spiccano per la loro struttura architettonica ed altri per il tipo di messaggio trasmesso. Il mix di immagini e fragranze del Marocco, le bellezze artistiche italiane, l’alveare britannico, le 3 sfere di vetro dell’Azerbaijan, solo per citarne alcuni. Facilissimo poi orientarsi all’interno dell’area, progettata a forma di croce, con la via principale su cui si sviluppa la struttura, il Decumano, che attraversa l’intero sito da est ad ovest ed il Cardo che si sviluppa da nord a sud e che accoglie la proposta espositiva del Paese ospitante.