Il pasticcio di carne che piace anche a Babbo Natale
Nota al grande pubblico grazie al celebre musical nel quale il diabolico barbiere di Fleet Street macellava i clienti per farne torte di carne, la Pie inglese è un piatto che ha origini antichissime: sin dai tempi dell’invasione della Britannia da parte dell’Impero Romano c’era l’usanza di racchiudere un ripieno succulento all’interno di uno scrigno di pasta salata. Il risultato era una torta, più o meno grande, che fungeva da piatto unico, ricco e nutriente che forniva carboidrati, proteine e grassi al consumatore, associati al vantaggio di una facile trasportabilità. Questa peculiarità, aggiunta alla facilità nel reperire le materie prime per il ripieno, ne ha fatto un cibo molto diffuso durante tutto il Medio Evo, e successivamente della rapida urbanizzazione del 1700 e in epoca Vittoriana il protagonista del mangiare fuori casa britannico. Il ripieno, infatti, veniva realizzato con quanto a disposizione al momento, anche con qualsiasi taglio e/o con qualsiasi scarto, in una modalità che oggi verrebbe definita antispreco. Dalle più pregiate torte di maiale (pork pie) citate da Dickens in “Great Expectation”, ai pasticci di manzo rognone e fegato (steak and kidney pie) amatissimi dall’ispettore Japp di Agatha Christie, fino a giungere ai ripieni di scarti e grasso che rendono le torte della signora Lovett, che rendono le sue “Worst pie in London”, l’occasione per iniziare la collaborazione con Sweeney Todd, la letteratura, anche non strettamente culinaria, presenta molteplici testimonianze della diffusione del pasticcio ripieno nella dieta popolare inglese. Uscendo dalle pagine dei libri ed entrando nei pub contemporanei, oggi la pie rimane un must da consumare a fine giornata, con una pinta di birra, in compagnia di amici in chiacchiere, subito prima di una partita a freccette. Lo sviluppo di una cultura alimentare più sana e igienicamente controllata, ovviamente ha contribuito all’innalzamento dei livelli qualitativi di questa tipologia di prodotti, passando dai classici ripieni di maiale e manzo macinati (mince pie), arricchiti con spezie e condimenti, ai più innovativi ripieni di pollo (per chi culturalmente non mangia maiale e manzo), a varianti più eleganti e ricercate che presentano ripieni di cacciagione, dai gusti più forti, fino ad arrivare ai ripieni di frattaglie, in particolare fegato e rognoni, talmente caratteristici da provare solo se amanti del “quinto quarto”. La diffusione capillare dei “pasticci” fra il popolo ha influenzato anche la tradizione del Natale: le piccole torte di pasta brisè ripiena di mele e frutti a guscio bagnati nel brandy, prendono lo stesso nome del pasticcio di manzo (mince pie). Il ripieno stesso, addirittura, viene chiamato mince meat (carne tritata). La tradizione racconta che questi siano i dolci preferiti da Santa Claus, motivo per il quale, la notte di Natale, i bambini britannici lasciano alcuni di questi dolcetti, accompagnati da un bicchierino di Sherry in dono per l’ospite atteso ed una carota per la sua renna, sperando di trovare la mattina dopo la calza piena.