Chi mi conosce sa che uso dire “metà della mia vita l’ho passata a tramezzini e scatolette di tonno” e mi riferisco naturalmente alla vita professionale, trascorsa in grandissima parte lontano da casa, alloggiato in foresterie, pied-à-terrre e miniappartamenti. Destino di molti manager che hanno operato sui mercati internazionali. Tutto il resto, vasto e immaginifico, sono leggende, come quelle sui marinai. In effetti, per chi come me non ha mai saputo non solo prepararsi una pastasciutta, ma nemmeno cuocersi un uovo o anche semplicemente farsi il caffè i pasti avrebbero potuto costituire un serio problema non potendo, per mille ragioni e non esclusivamente economiche, ricorrere sistematicamente al ristorante. Ma il destino era dalla mia parte poiché, da sempre, mangiare “freddo” mi piaceva e lo è tutt’ora. In Danimarca ho conosciuto gli Smørrebrød (da Smor og Brod, che significa “burro e pane”) detti anche “panini aperti”, in pratica delle tartine ricche di ogni ben di Dio. Ne ho fatto vere scorpacciate e non di meno con il salmone affumicato, il tutto annaffiato da birra e acquavite, bevute rigorosamente insieme, alternando un sorso dell’una e uno dell’altra. In Spagna ho apprezzato il Gazpacho, la tipica zuppa fredda di verdure frullate e poi magari un polipo affettato con patate. La Francia mi ha catturato con le sue insalate, dalla iperconosciuta Niçoise alla più sofisticata Perigourdine, con durelli, gherigli di noce e tocchetti di foie gras, il tutto accompagnato da un profumato Muscadet o un rosso Medoc gustosamente leggero. Ma è fuori dubbio che anche in Italia la proposta di piatti freddi non manchi e rimanendo al mio gusto ecco innanzitutto il vitello tonnato, ma anche l’insalata di pollo, pomodoro e mozzarella, il prosciutto e melone, i carpacci in mille modi sia di carne che di pesce, tutti forse interpretati più come estivi ma che francamente io apprezzo in tutte le stagioni, come antipasto, piatto unico o secondo. Poi solo un dessert, perché no? E arrivo infine ai nostri cari e gustosissimi tramezzini. Ma quanti sono? Oramai impossibili da contare nelle loro fantasiose proposte, belli e coloratissimi. Sia io che mia moglie ne siamo ghiotti e non sono poche le volte in cui facciamo sosta al bar sotto casa per acquistarne un ricco vassoio e poi buon appetito, pranzo o cena che sia. E benvenuto un Lugana freddo o magari un Prosecco di Valdobbiadene, niente Prosek naturalmente.