Parliamo del momento di consumo più social che ci sia!
Che lo si chiami aperitivo, happy hour o apericena, il momento di consumo fuori casa tra le 18 e le 21 è ormai una consuetudine nelle abitudini di noi italiani. Che sia tra amici o colleghi, compagni di studio o sport, questa circostanza è vissuta come un momento di incontro informale e leggero, che non impegna tanto quanto una cena sia a livello di tempo che a livello economico.
Il tema di questo numero di Zafferano mi ha ispirata a fare un po’ di analisi sulla terminologia, avvalendomi della ricerca sul campo in diversi bar e locali (ahimè, che fatica!) a conversare con barman e titolari di attività, per fare un po’ di chiarezza sulle parole e cultura da condividere. E quindi…
Aperitivo, happy hour o apericena?
Partiamo da “aperitivo”. La parola nasce dal latino medievale aperitivus, ovvero “che apre le vie per l’eliminazione”. Il concetto di base è quindi assumere bevande o piccole quantità di cibo che preparino stomaco e papille gustative per il pasto vero e proprio della cena. In questo senso e fino a metà degli anni 2000 in Italia l’aperitivo era solitamente composto da bevande gasate a base di soda o bitter (Crodino, spritz, prosecco… per i più audaci a Milano anche Negroni e Negroni sbagliato, nato nel famosissimo Bar Basso, templio dell’aperitivo negli anni ‘70) accompagnati da stuzzichini, dove anche qui il termine riconduce alla stimolazione e stuzzicazione dell’appetito; quindi, via ad olive, patatine, noccioline. Il sapore tipico di queste bevande amare e sapide e cibo saporito in piccole porzioni, risvegliano il processo digestivo stimolando l’appetito. “Happy hour” invece, ovviamente, non è una parola italiana, né tanto meno la modalità è italiana, anche se ormai è entrata a far parte delle nostre abitudini. Il termine nasce in Inghilterra a metà del ventesimo secondo, quando alcuni bar e pub per aumentare gli introiti nella fascia oraria del dopo lavoro, inventano delle promozioni “solo per un’ora” su cocktails e birre per invogliare gli avventori a fermarsi a consumare. Le grandi città del nord Italia (come Milano e Torino) si sono fatte affascinare da questa operazione di marketing commerciale nordica, e presto numerosi locali di tendenza hanno proposto una formula italianizzata in cui è possibile ordinare un alcolico di proprio gradimento a tariffa fissa, per ricevere l’accesso ad un buffet illimitato composto da pasta fredda, pizzette, focacce, salumi, riso, panini assortiti e molto altro ancora. Non vi è una particolare ricerca del gusto, ed è diventato un sostituto della cena, non un’introduzione come lo è l’aperitivo. È un momento di socializzazione molto diffuso ormai.
L’ultimo termine nato dei tre oggetto di questo articolo è invece “apericena”, neologismo degli ultimi 10/15 anni. Il termine vorrebbe definire una cena leggera e rapida, come se fosse un aperitivo rinforzato. Vorrebbe avere un livello qualitativo superiore all’happy hour, anche se sostanzialmente sono la stessa formula, ed ogni locale di somministrazione sceglie se fare delle formule a prezzo fisso o alternative promozionali e di prodotti diverse. Che facciate aperitivo, happy hour o a apericena….
Alla salute e buon divertimento!